1. Un progetto temerario: la chiesa parrocchiale del 1756

  1. Un progetto temerario: la chiesa parrocchiale del 1756

La chiesa parrocchiale di Gassino, intitolata ai Santi Pietro e Paolo, ragguardevole espressione del barocco piemontese, fu edificata nei primi anni del 1600 quale ingrandimento di una preesistente cappella già menzionata in un documento del 1010-1035 di Landolfo, vescovo di Torino, il quale affidava al prete Lissono la “pieve di San Pietro con quattro cappelle…”. Dopo un secolo e mezzo da tale ampliamento, verso la metà del XVIII secolo, si fa sempre più pressante la necessità di un edificio più capiente e più vicino all’abitato. Il simultaneo aggravarsi di alcune imperfezioni strutturali della parrocchiale è oggetto di una vivace iniziativa popolare finalizzata alla sua ricostruzione più a monte, nei pressi del concentrico cittadino. Come sito idoneo allo scopo viene individuata la località denominata “degli orti di regione San Carlo” di proprietà della parrocchia stessa e nella quale è già inclusa la casa parrocchiale, residenza del parroco e dei suoi collaboratori.

La necessità di realizzare un’opera tanto ardita è dettata da una serie di motivazioni più volte esposte alla Regia Autorità da parte dell’Amministrazione comunale guidata dal sindaco avvocato Vittorio Amedeo Beja e composta dai consiglieri ordinari Pietro Antonio Bologna, Pietro Bosso, Domenico Roccatto e Antonio Scajola.

L’iniziativa dell’autorità civile locale è sostenuta dall’analogo coinvolgimento del parroco, don Giovanni Giacomo Folco, e dai rappresentanti di tre Confraternite religiose gassinesi ovvero del Santissimo Sacramento, del Santo Rosario e di Sant’Antonio da Padova, che si impegnano ad erogare una quota annuale per la parziale copertura dell’ingente spesa prevista. L’unità d’intenti tra gli esponenti più in vista del paese che si impegnano per mezzo di una pubblica dichiarazione a partecipare economicamente all’impresa, lascia presagire buone possibilità di portare a compimento l’idea.

Tra il 1756 e il 1759 le buone intenzioni pubblicamente manifestate vengono tangibilmente tradotte nell’iter burocratico dell’epoca, costituito dalla stesura della necessaria documentazione, dai preventivi di spesa di professionisti e artigiani locali ma, soprattutto, da una serie di bozzetti che testimoniano in modo inequivocabile le ambizioni della comunità gassinese civile e religiosa.