15. Le origini della festa patronale della Natività della B. V. Maria

Per risalire alle origini della devozione popolare che nella metà del XVIII secolo sfociarono nell’annuale festa patronale di paese, occorre precisare che fin dai primi del ‘600, tra gli interventi per l’ampliamento della chiesa parrocchiale, fu previsto un altare laterale di pertinenza della Comunità dedicato a Santa Maddalena, solennemente festeggiata il 22 luglio. Insieme al Beato Amedeo IX di Savoia, invocato contro le pestilenze, è questo uno dei più antichi esempi di venerazione dei gassinesi verso figure specifiche di riconosciuta santità. 

Le origini della festa patronale della Natività della B. V. Maria sono un po’ più recenti, risalgono infatti alla prima metà del XVIII secolo. Si trattò, in quel periodo, di una spontanea evoluzione della devozione popolare dei fedeli di Gassino che per il conseguimento di grazie e provvidenze confidavano nei santi protettori. Oltre ai già citati Santa Maddalena e Beato Amedeo, tra i primi santi particolarmente venerati dai gassinesi vi è San Grato, vescovo d’Aosta del V secolo, al quale nel mese di marzo, all’inizio dei lavori di campagna, veniva dedicata una solenne processione per il positivo decorso dell’annata, in modo particolare per allontanare la grandine. Nel 1719, a cura della comunità, si iniziò la costruzione, con l’utilizzo dei mattoni del castello di Ostero ormai in rovina, di una cappella sulla sommità della collina a ovest del borgo gassinese, intitolata a San Grato e San Felice. 

Dall’anno successivo, dopo l’inaugurazione di rito, si diede inizio a diverse celebrazioni per determinate solennità nel corso dell’anno, sempre precedute dalla processione. Particolarmente solenne era quella del 7 settembre, festa di San Grato, preparata con grande attenzione e per la quale l’amministrazione comunale si attivava per la ripulitura della strada vicinale che si inerpicava sull’erta collina ed erogava il contributo necessario per l’ufficio di celebranti e confessori, per pagare i suonatori, le candele, nonché i mortaretti e le fusëtte (primordiali fuochi artificiali) che venivano esplosi alla fine della funzione. 

Il primo cenno ad una solenne celebrazione dedicata alla Natività della B. V. Maria è del 1° settembre 1748, giorno in cui il consiglio comunale delibera la spesa per diciotto torce per la processione per la quale “corre l’obbligo d’intervenire”. 

Una svolta alla popolare devozione dei gassinesi si ebbe nel 1751 a causa di una lunga e devastante siccità nel corso dell’estate e che stava danneggiando tutti i raccolti compresa la vendemmia. Non furono sufficienti ben due novene tra luglio e i primi di agosto, di cui una dedicata a Santa Maria Maddalena. Gli sconfortati cittadini decisero quindi di ricorrere all’intercessione della Vergine Consolata della quale vi era un quadro all’interno della cappella di San Grato. Il 10 agosto, nonostante la calura, la cappella fu raggiunta processionalmente da tutta la comunità dei fedeli di Gassino per ottenere la sospirata grazia. Il favore del Cielo giunse puntuale il 12 e 13 agosto in cui la pioggia scese copiosamente salvando il raccolto e il lavoro del popolo devoto. In seguito a questo episodio, la devozione per la B. V. ebbe un percepibile impulso che si manifestò dando sempre più rilievo alla festa della Natività dell’8 settembre. Occorre precisare che la diffusione del culto della Natività della B. V. ebbe origine in Lombardia verso il 1730 e presto si diffuse soprattutto nel mondo contadino perché la data della ricorrenza, l’8 settembre, coincideva con un periodo di pausa tra i lavori estivi, in particolare fienagione, mietitura e trebbiatura del grano, e quelli autunnali tra cui la vendemmia. Si trattava pertanto di una festività che non gravava più di tanto sui lavori di campagna. 

A partire dal 1762, in seguito all’ampliamento della chiesa parrocchiale, la solennità della Natività della B. V. acquisì sempre più importanza tra i gassinesi e non solo come festa religiosa. Abbinato alle funzioni di rito prese gradualmente corpo un programma di divertimenti, balli, giochi popolari, attrazioni e un lauto simposio domenicale, che valicò ben presto i confini comunali. In pochi anni la popolarità della Festa ‘d Gasso divenne tale da attirare migliaia di persone, anche da paesi assai lontani, il che creò ben presto gravi problemi di ordine pubblico al punto che dal 1787 si rese necessario per i giorni di festa il ricorso ad un drappello di fanteria. 

A partire dalla metà del XIX secolo la festa dell’8 settembre fu riconosciuta secondo l’attuale denominazione di “festa patronale”, prima era nota come “festa titolare”, e la sua organizzazione fu affidata dal Comune a privati cittadini o associazioni come nel caso della Società Operaia Agricola di Mutuo Soccorso. È in questo periodo che la festa si arricchisce di nuove attrazioni come le giostre, le luminarie, l’addobbo delle vie del concentrico e i fuochi artificiali, documentati fin dal 1862.