La Società Operaia Agricola di Mutuo Soccorso di Gassino Torinese fu ufficialmente costituita il 1° aprile 1852, quattro anni dopo la promulgazione dello Statuto Albertino che riconosceva alla cittadinanza “il diritto di adunarsi pacificamente e senz’armi”. Nella seconda metà del XIX secolo l’istituzione di associazioni di solidarietà, mirate alla tutela dei lavoratori, coinvolse quasi tutti i Comuni del territorio del Regno. La società gassinese, riconosciuta dalla locale Amministrazione Comunale con delibera del 24 giugno 1853, fu tra le prime ad operare con regolarità.
Nel primo anno di attività l’attenzione della dirigenza provvisoria fu posta al perfezionamento delle norme per il buon funzionamento della macchina operativa anche se soltanto nel 1878 verrà redatto un vero e proprio Statuto Sociale.
A questa società avevano facoltà di adesione tutti i lavoratori di qualsiasi settore di età non inferiore a quindici anni. L’ammissione veniva formalizzata con l’impegno del pagamento di un contributo d’ingresso e del versamento di una quota mensile corrispondente all’incirca al salario di mezza giornata di un operaio. L’ingresso nella Società di un nuovo socio avveniva durante una delle adunanze dei soci e soltanto con voto di maggioranza favorevole da parte dei soci presenti. Va detto che una condizione basilare per essere accettati era la “condotta di vita operosa e ben costumata”.
Ogni socio, trascorsi sei mesi dall’iscrizione, in caso di malattia poteva usufruire del diritto, dopo il secondo giorno di indisposizione al lavoro, di un sussidio giornaliero (di entità di poco inferiore al normale salario) e della cura medica e chirurgica prestata dai medici convenzionati con la Società. Era sottinteso che la malattia non doveva essere originata da cause volontarie come ubriachezza, risse o “mal costume”. La durata massima del sussidio giornaliero era di trenta giorni, trascorso tale termine, se la malattia persisteva, il socio veniva dichiarato “malato cronico” e poteva accedere ad eventuali sussidi straordinari soltanto con parere favorevole della maggioranza dei soci, manifestata mediante votazione durante l’Assemblea Generale. Nel caso si fosse resa necessaria l’assistenza notturna di un socio gravemente ammalato, la Società provvedeva ad organizzare dei turni tra tutti i soci.
Naturalmente il complesso meccanismo sul quale ruotava l’attività sociale era supportato da un sistema organizzativo assolutamente inappuntabile. Fondamentale era l’impegno di tutti i soci che componevano il Consiglio Direttivo all’interno del quale la figura più importante era il presidente, massimo rappresentante della Società, che oltre a presiedere il Consiglio a tutte le adunanze provvedeva al buon andamento del sodalizio curandone gli interessi morali e materiali. In sua assenza il vice presidente. Altre cariche importanti erano quelle del segretario e del tesoriere. Il primo aveva il compito di gestire l’elenco dei soci, i registri delle quote e i mandati di pagamento, di curare la corrispondenza, di spedire gli inviti alle adunanze e gli avvisi ai soci in ritardo col pagamento delle quote e di redigere i verbali delle adunanze. Il tesoriere era responsabile della gestione economica della Società, addetto ai pagamenti e alla stesura del bilancio annuale. Il Consiglio Direttivo era completato da dodici consiglieri.
Di importanti incarichi erano investiti anche gli “esattori” e i “visitatori degli ammalati” che collaboravano a stretto contatto con il Consiglio Direttivo pur non facendone necessariamente parte. Gli esattori avevano il compito di riscuotere a domicilio le quote mensili dei soci e di versarle nelle mani del tesoriere, segnalando tutti i casi di soci inadempienti. Per il pagamento delle quote mensili veniva tollerato un ritardo massimo di due mesi, salvo diversa disposizione dell’Assemblea. Dopo questo termine veniva dichiarato “moroso” e successivamente, trascorsi altri quattro mesi, il socio moroso veniva estromesso dalla Società. Per essere riammesso era invitato a corrispondere alla Società le quote arretrate più una multa di due lire.
I visitatori degli ammalati erano impegnati nel controllo della reale condizione di indisposizione dei soci che, nei casi di malattia, facevano richiesta del sussidio. Una regola molto importante, della quale i soci dovevano tenere assolutamente conto, era la tempestività (al massimo due o tre giorni) con la quale dovevano avvisare il visitatore loro assegnato delle precarie condizioni di salute; l’eccessivo ritardo annullava automaticamente il diritto al sussidio. Era altresì importante che il socio dichiaratosi ammalato non venisse sorpreso dal visitatore (ma anche da qualsiasi altro socio della Società Operaia) nello svolgimento del proprio lavoro durante il periodo di malattia. Compito del visitatore era infine quello di validare il referto del medico, formalità necessaria al socio per riscuotere il sussidio dal tesoriere.
Una modifica dello Statuto Organico della Società del 1889 espandeva il numero dei membri del Consiglio Direttivo con la nomina di tre “sindaci” ai quali erano affidati compiti di vigilanza sull’amministrazione della Società. Altra figura non meno importante della Società, ma esterna al Consiglio Direttivo, era il “bidello” o “usciere” impegnato nella cura della sede sociale. Doveva provvedere alla pulizia dei locali e al riscaldamento durante il periodo invernale ed era incaricato della consegna degli inviti alle adunanze e della corrispondenza nel limite del territorio comunale di Gassino. Per questa mansione era previsto uno stipendio annuale che veniva corrisposto in tre o quattro rate annuali. Beneficiavano inoltre di uno stipendio annuale anche alcuni altri membri del Consiglio Direttivo: il segretario, il tesoriere, gli esattori e i visitatori degli ammalati.
Nel 1856, con un’iniziativa finalizzata ad incrementare, anche con altre entrate, il fondo sociale, fu acquistato un ballo con palchetto destinato ad essere noleggiato per le feste del paese e dei paesi circostanti. Ciò consentì alla Società Operaia di ricevere, da parte dell’Amministrazione comunale, il mandato per organizzare la festa patronale della Natività della B.V. Maria solennizzata l’8 settembre di ogni anno e la Festa dello Statuto nel mese di giugno. A queste manifestazioni si affiancò annualmente la festa sociale.
Nel 1869 la Società Operaia gassinese aprì un proprio “magazzino cooperativo di previdenza” per la vendita di beni di consumo ai soli soci. Lo scopo di questa iniziativa era quello di poter offrire prodotti di primaria importanza come olio, vino, pane, pasta, ecc., a prezzi calmierati rispetto agli esercizi operanti in paese, pertanto automaticamente motivati ad evitare aumenti di prezzo ingiustificati. L’intenzione era anche quella di far lievitare ulteriormente la quota del fondo sociale non solo con gli auspicabili ricavi del magazzino ma anche con il sicuro incremento dei soci, persuasi da questa possibilità di risparmio sulla spesa. Incremento già vistosamente evidente fin dal primo anno. Infatti le adesioni, che nel 1868 erano 68 e nel 1869 93, raggiunsero quota 234 nel 1870 e 318 nel 1871.
Una nuova epoca per la Società Operaia di Gassino si aprì nel 1890 con l’acquisto di un fabbricato di elevate dimensioni nel concentrico del paese. In questi locali vi fu trasferita la sede sociale e alcuni locali furono affittati a privati cittadini. Una decina di anni dopo, alla conclusione di importanti lavori di ristrutturazione, fu inaugurato il salone teatro all’interno dello stabile. Questo locale per decenni rappresentò un luogo di ritrovo per buona parte della cittadinanza gassinese con gustose rappresentazioni teatrali, anche di importanti compagnie dell’epoca, e poi, dal 1909 con l’installazione della corrente elettrica, dalle prime proiezioni cinematografiche.
Nel corso dei primi anni del ‘900 fu il magazzino di previdenza ad incontrare serie difficoltà organizzative dovute soprattutto alla difficoltà di trovare un gestore. L’attività fu pertanto soppressa nel 1908.
Negli anni dell’Era fascista, con il controllo della Società in buona parte rilevato da esponenti del regime, si rischiò la soppressione come avvenne per molte altre società consorelle. Il rientro di questa minaccia fu dovuto al fatto che la società gassinese era proprietaria di un immobile e questo era sufficiente per garantirne l’autonomia economica che le permise, nel 1929, di essere accorpata tra le “Forze fasciste” locali.
Nel dopoguerra, dopo aver ripreso la vecchia denominazione di Società Agricola Operaia al posto della “Mutua Volontaria Assistenza e Previdenza” attribuitole dal regime fascista, il sodalizio gassinese, tutt’oggi ancora attivo, con l’ammodernamento del sistema previdenziale mutò identità, divenendo associazione a scopo ricreativo e promozionale di iniziative sociali e culturali, senza però abbandonare l’orientamento della solidarietà.
Nei suoi lunghi anni di storia, raccolti in un libro pubblicato nel 2002 in occasione del 150° anniversario della fondazione, la Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso è stata sempre presente in tutti gli eventi più importanti della storia locale, dall’apertura dell’Asilo Infantile, a quella dell’Ospedale, dalla realizzazione della linea tranviaria all’aiuto offerto allo stabilimento Sobrero affittando i locali della sede nei periodi invernali alle ragazze che giungevano dalla frazione Oltrepo e non potevano disporre del traghetto nei periodi di piena del Po.
A questa associazione va inoltre riconosciuta la fondazione della prima banda musicale locale e la grande vicinanza ai vari corpi bandistici che si sono avvicendati negli anni.
Molte le figure di grande spessore che hanno fatto parte in qualche modo di questa società. Ne ricordiamo alcune: i presidenti Leone Gribaldo, Pietro Formica, Luigi Borca, Eugenio Saracco, Vittorio Fenoglio, Giuseppe Borca, Dario Defilippi, Giovanni Merlino. Il segretario Giuseppe Ducatto, maestro di scuola, e i tesorieri Fiorenzo Dellala, Andrea Bruno, Giuseppe Piovano e Mario Prinetto.