La Chiesa dello Spirito Santo sorge sul punto più alto del concentrico di Gassino ed è adiacente all’antico campanile, costruito nel 1684 a cura della comunità con funzioni di torre civica.
La monumentale chiesa, simbolo vero e proprio di Gassino in quanto è visibile da molto lontano, fu costruita in sostituzione di un antico oratorio, sempre dedicato allo Spirito Santo, e di un fabbricato in disuso acquistato dalla Confraternita dello Spirito Santo alla fine del XVII secolo e demolita nel 1728 per far posto al nuovo edificio.
La circostanza delle date, documentata con precisione nei documenti dell’Archivio Storico Comunale di Gassino, induce a pensare che per i lavori, e naturalmente anche per parte della progettazione, furono coinvolte le maestranze a cui era stata affidata la costruzione della Basilica di Superga che si concluse nel 1730. Esattamente in contemporanea con l’inizio dei lavori della chiesa gassinese, chiaramente ispirata proprio a quella che sovrasta Torino, progettata dall’architetto messinese Filippo Juvarra. Diversi sono gli elementi che suffragano questa ipotesi anche se nei documenti dell’epoca non vi sono tracce della presenza dell’architetto siciliano a Gassino, località, però, che conosceva molto bene in quanto il colonnato da lui progettato per la Basilica di Superga fu realizzato con la pietra estratta dalle cave locali che il governo centrale dello stato sabaudo aveva requisito al Comune. È innegabile che le copiose spese per la chiesa voluta da Vittorio Amedeo II per adempiere al voto fatto alla Madonna per la liberazione di Torino dall’assedio francese del 1706, abbiano indotto i contabili a procrastinare più volte il pagamento dell’enorme quantità di pietra ricavata dalle cave gassinesi e trasportata sul colle di Superga. Atto dovuto, secondo gli accordi, e più volte sollecitato dal Comune. È quindi un’ipotesi assai credibile che l’intervento delle maestranze dirette dallo Juvarra sia stato nient’altro che una commutazione al pagamento delle forniture di pietra. Probabilmente uno scambio che in quel momento poteva soddisfare ambo le parti poiché nemmeno la Confraternita di Gassino si sarebbe potuta permettere l’esorbitante spesa per progettare l’ardito edificio in stile tardo barocco, la cui costruzione terminò nel 1738. Purtroppo non siamo in possesso di alcuna documentazione riguardo a progetti e avanzamento lavori in quanto tutto il materiale d’archivio è andato distrutto nell’incendio che agli inizi del ‘900 aveva colpito la Biblioteca Nazionale in cui era custodito.
Tra il 1820 e il 1830 furono eseguiti importanti lavori di abbellimento all’interno della Chiesa con la realizzazione dell’altare maggiore in marmo, del pulpito e degli affreschi dei quattro evangelisti, l’installazione dell’organo e la costruzione in stucco degli altari laterali.
Intorno al 1850 la cupola viene coperta con un mantello in “latta”, ma già sul finire del secolo si lamentano gravi infiltrazioni e lo stato di degrado di detta copertura.
In tutta la prima metà del ‘900 si susseguono lavori di manutenzione ma solo negli anni ’60 del secolo scorso iniziano le importanti azioni di ristrutturazione dell’importante monumento: sostituzione del logoro pavimento in cotto con quello in marmo, sostituzione della copertura in latta con quella in rame, rifacimento dell’intonaco interno della Chiesa e dell’impianto elettrico, riapertura dei grandi finestroni, restauro degli affreschi e dei vari quadri, restauro del coro e dell’organo. Seguono i lavori di rifacimento dei tetti e il restauro della muratura esterna nelle parti maggiormente sottoposte all’ingiuria del tempo.
Nel 1969 fu inaugurato l’affresco del lunotto sovrastante il portale, opera dell’artista trevigiano Piero Dalle Ceste (1912-1974), oggi alquanto deturpato.
Interno della chiesa
La pianta è a croce greca con corpo centrale a forma di ottagono. L’ardita volta a cupola, i cui otto spicchi raggiungono l’anello centrale posto a ben 33 metri dal piano del pavimento e il cupolino sempre a forma ottagonale chiudono in alto la composizione ad oltre 40 metri di altezza.
Pregevoli gli affreschi del pittore Francesco Gonin (1808-1889) su cartone di Luigi Vacca (1778-1854) che rappresentano i quattro Evangelisti. Nella parte absidale una tela rappresenta la Pentecoste ed è opera del pittore Antonino Parentani (1570 ca.-1630), realizzata nella seconda metà degli anni ’20 del XVII secolo. Nei due altari laterali maestosi quadri su tela raffigurano la Crocifissione e la Madonna con Santi, entrambi databili alla prima metà dell’Ottocento. L’organo a canne posto al fondo della chiesa sopra l’ingresso è di Amedeo Bussetti.